Capodanno Rai, per festeggiare cosa?

16.12.2024

Reggio Calabria, ultima nella classifica della qualità della vita del Sole 24 Ore, ci offre un'immagine che fa male al cuore. Una città che avrebbe potenziale, storia, cultura e bellezza naturale per primeggiare, si ritrova a essere un simbolo di inefficienza, abbandono e miopia gestionale. La domanda è inevitabile: come possiamo accettare che, in un contesto del genere, si spendano centinaia di migliaia di euro per eventi e spettacoli quando la realtà quotidiana urla bisogno di investimenti ben più urgenti e mirati?

La fotografia scattata dal Sole 24 Ore è impietosa. Sei categorie, novanta indicatori, tutti a evidenziare il divario tra ciò che potrebbe essere e ciò che è realmente. Ambiente e servizi: ultimi. Affari e lavoro: quasi ultimi. Cultura e tempo libero: poco meglio (anche con la montagna di soldi buttati), ma comunque lontani dall'essere un vanto. Ogni aspetto della vita pubblica sembra soffrire di una carenza cronica di visione, pianificazione e responsabilità.

Avessimo per lo meno copiato da Messina che è al 91o posto, quindi ci sovrasta, pur essendo a 3 km da noi.

Con il Ponte e la sua costruzione saliremmo entrambe di per lo meno 40 posizioni, ma invece diciamo NO, perché a noi piace stare in fondo.

Qualità della Vita, la maggioranza di Falcomatà (sindaco della città metropolitana e di Reggio Calabria) attacca il Sole24Ore: "classifica fuorviante, governiamo da 10 anni e Reggio Calabria sta crescendo in tutti i settori", ma noi che ci viviamo iberi da ideologie politiche sappiamo molto bene com'è la situazione. Certo l'amiamo e l'ameremo, ci viviamo, non so per quanto, ma da oltre 10 anni è in costante declino. Sembra quasi si sforzino per mantenerla in fondo.

La vergogna condivisa

Non basta puntare il dito solo verso i politici, che sicuramente sono i primi a doversi nascondere. La responsabilità è collettiva: imprenditori che non osano, cittadini che sporcano invece di prendersi cura degli spazi comuni, giovani che fuggono senza voltarsi indietro, e una società che troppo spesso si rifugia nella lamentela senza costruire alternative. Le infrastrutture languono: trasporti pubblici e extraurbani ridicoli, opportunità per i giovani pari a zero, servizi di base in condizioni fatiscenti. Eppure si trovano risorse per alberi di Natale di plastica da 180.000 euro e capodanni Rai che sono solo un'illusione di riscatto.

L'apparenza che inganna

Il Capodanno Rai è il perfetto esempio di come si preferisca investire nella facciata invece che nella sostanza. Non critico la regione che cerca di stimolare anche un approccio turistico, e con la riapertura dell'aeroporto ci ha ascoltato, ma chi non sfrutta l'occasione e ne fa un momento di cambiamento. Un evento scintillante per mascherare una realtà buia, una festa che dura una notte, mentre il resto dell'anno la città soffoca nella sua quotidianità. I soldi spesi per feste e spettacoli, come Fedez e Orietta Berti, sono un pugno nello stomaco di chi vive ogni giorno i disagi della vita a Reggio.

L'appello

Reggio ha bisogno di ben altro. Ha bisogno di amministratori che abbiano il coraggio di affrontare i problemi strutturali senza inseguire applausi facili. Ha bisogno di cittadini che ritrovino l'amor proprio, che si uniscano per costruire e non per distruggere. Ha bisogno di investimenti in servizi, infrastrutture, cultura vera e lavoro, non di specchietti per le allodole.

Festeggiamo, dunque, l'arrivo del 2025. Ma facciamolo con la consapevolezza che, se non cambiamo rotta, resteremo prigionieri di questa vergogna anche negli anni a venire.

Andrea Ruggeri