Funerali o riunione globale?

L'Italia al centro e noi ai margini. Il funerale di Papa Francesco non è solo un evento religioso. È una svolta globale.
L'analisi che vi faccio oggi è un'analisi profonda, da leggere e non da scartare. So che preferite le immagini, ma l'analisi del nostro futuro dipende anche da quello che succederà domani e non è uno scherzo.
Il nostro Paese al centro del mondo e noi ignari, non può essere una logica valida. Dobbiamo capire o saremo sempre pedine di una scacchiera dove mai saremo i giocatori.
La Chiesa cattolica e la crisi della globalizzazione liberale: un nuovo spazio di influenza
Il funerale di Papa Francesco, che si terrà domani in Vaticano, sarà non solo un momento solenne per il mondo cattolico, ma anche un evento geopolitico di primo piano. La presenza di rappresentanti da oltre 60 paesi sottolinea la natura multilaterale della Chiesa cattolica e la sua capacità di catalizzare attenzione globale anche al di fuori della dimensione religiosa.
Dietro la cerimonia, si cela una domanda cruciale: quale sarà il ruolo della Chiesa cattolica in un mondo che sta uscendo dalla lunga fase della globalizzazione liberale guidata dall'Occidente, in particolare dall'asse anglosassone?
Una struttura globale unica nel suo genere
La Chiesa cattolica è l'unica istituzione transnazionale, non statuale, ad avere continuità operativa, diplomatica e ideologica da oltre due millenni. A differenza di altre grandi religioni, essa possiede una gerarchia centralizzata, una rete amministrativa planetaria e una capacità di influenza che si estende ben oltre la sfera spirituale. Il Vaticano, pur essendo il più piccolo Stato sovrano del mondo, agisce come centro decisionale di una rete globale che tocca ogni continente.
In termini di esperienza storica, si può affermare che la Chiesa è stata uno dei primi attori della globalizzazione, contribuendo all'unificazione culturale e religiosa del mondo durante l'epoca delle scoperte e delle colonizzazioni. Anche dopo la Riforma protestante, il cattolicesimo ha mantenuto un ruolo di riferimento, pur dovendo affrontare l'avanzare della secolarizzazione e la concorrenza dei nuovi attori globali.
Il pontificato di Francesco: riforma, discontinuità e ambiguità
L'elezione di Papa Francesco nel 2013 ha rappresentato un momento di rottura e, al tempo stesso, di stabilizzazione strategica. Primo papa proveniente dall'America Latina e primo gesuita, Francesco ha portato al centro della visione cattolica i temi della periferia, della giustizia sociale e del dialogo interculturale.
Tuttavia, alcune delle sue scelte e dichiarazioni — percepite da molti come eccessivamente politicizzate e sbilanciate a sinistra — hanno creato fratture profonde all'interno della comunità cattolica. In molti ambienti, soprattutto in quelli più tradizionalisti, è emersa una crescente confusione circa il ruolo del pontefice: guida spirituale universale o leader ideologico con una propria agenda?
Questo ha generato un senso di smarrimento, in particolare tra coloro che vedevano nella Chiesa un punto di riferimento stabile e apolitico. L'impatto di alcune decisioni di Francesco ha accentuato la divisione tra i fedeli, mettendo la Chiesa di fronte a una domanda impellente: se, come e quale futuro avrà.
Il pontificato di Francesco, dunque, lascia in eredità non solo un'attenzione rafforzata verso le periferie del mondo, ma anche un interrogativo interno non trascurabile: quale Chiesa sarà in grado di parlare alle diverse anime del cattolicesimo contemporaneo, senza perdere la propria unità? La spinta riformista si è intrecciata con istanze di discontinuità identitaria che ora impongono una riflessione strutturale sul futuro.
Fine di un'egemonia: le faglie della globalizzazione liberale
Negli ultimi anni, si è assistito a una progressiva disgregazione del progetto globalista costruito sul libero mercato, l'universalismo liberale e la governance multilaterale. Le tensioni geopolitiche, il ritorno dei nazionalismi, la crisi delle classi medie, la polarizzazione sociale e culturale hanno indebolito le basi ideologiche e pratiche di quel modello.
Gli Stati Uniti, epicentro del paradigma globalista, non sono più in grado di guidare da soli l'ordine mondiale. L'Europa, sempre più frammentata, fatica a proporre un modello coeso. In questo vuoto, la Chiesa cattolica si trova in una posizione potenzialmente strategica: dispone di una rete globale consolidata, di un'autorità riconosciuta anche da attori non cristiani e di una narrazione universale basata su principi etici che possono essere reinterpretati in chiave contemporanea.
Un nuovo spazio d'influenza: Sud globale e convergenze inedite
La demografia gioca a favore del cattolicesimo. La maggior parte dei fedeli oggi si trova nel Sud del mondo, in particolare in America Latina e Africa. In Africa, in particolare, si registra un'espansione religiosa vivace, con vocazioni in aumento e una domanda crescente di presenza culturale e sociale.
Anche sul piano geopolitico, si osserva una crescente presenza cattolica nei centri decisionali. Negli Stati Uniti, l'attuale amministrazione è la più cattolica nella storia del Paese, e anche nel fronte conservatore si registrano figure cattoliche di rilievo. La nomina di cardinali nei Paesi del Sud globale indica una precisa strategia di lungo periodo: rendere il centro del cattolicesimo sempre più plurale e meno eurocentrico.
In un contesto in cui le ideologie tradizionali sembrano esaurite, la Chiesa può proporsi come polo etico e valoriale trasversale, in grado di intercettare sia i bisogni di sicurezza dei conservatori sia le istanze sociali delle nuove sinistre disilluse. Questa convergenza è ciò che potrebbe consentire alla Chiesa di rappresentare una forma di "universalismo alternativo", non imposto, ma condiviso.
Conclusione: crisi come opportunità strutturale
La globalizzazione non è finita. Sta cambiando forma. Il fallimento del modello liberale anglosassone non implica la fine dell'integrazione globale, ma ne apre una fase nuova, forse più multipolare e meno lineare. In questa nuova fase, ciò che conta non è l'aggressività espansiva, ma la capacità di costruire ponti, negoziare significati, offrire una visione.
La Chiesa cattolica, forte di una struttura ramificata e di una memoria storica millenaria, potrebbe giocare un ruolo chiave. Ma prima dovrà rispondere a una domanda interna, ancora più fondamentale: come mantenere la propria coerenza spirituale in un mondo frammentato, senza diventare un attore ideologico tra gli altri?
Il prossimo papa erediterà un patrimonio formidabile, ma anche una missione critica: non soltanto gestire un'istituzione, ma ripensare il senso stesso dell'universalità cattolica in un mondo post-globalizzato.
Andrea Ruggeri