I sindaci pensino alle città, non agli arbitri

Editoriale: i sindaci pensino alle città, non agli arbitri. Reggio e Siracusa meritano di più, ma il problema è un altro.
Che i sindaci parlino a nome delle squadre è un'aberrazione. Inaccettabile. Non è compito di un primo cittadino discutere di arbitraggi, né lanciare accuse più o meno velate ad avversari o istituzioni sportive. Il compito di un sindaco, semmai, è quello di scegliere bene — soprattutto quando si tratta di società che rappresentano la città intera —, non di coprire errori dopo averli fatti.
Siracusa e Reggio Calabria sono piazze che meriterebbero ben altre categorie. Ma salirà una sola, a meno che la Reggina non investa almeno un milione di euro in più, cifra necessaria per raddrizzare una situazione sportiva ormai compromessa. Invece assistiamo a un vittimismo vergognoso che si consuma sui campi della Serie D.
Non è più questione di singoli episodi arbitrali. È questione di errori strutturali: di scelte di gestione, di fondi, di programmazione. È questione di debolezza societaria, non di arbitri. In altre città — vedi Cellino a Brescia — il peso politico, la forza economica, e magari anche qualche "scheletro nell'armadio" aiutano a raddrizzare situazioni disperate. Ma qui a Reggio si continua a lamentarsi senza costruire basi solide per vincere davvero.
La Reggina rischia di vivere il terzo anno consecutivo tra i dilettanti — evento mai accaduto nella sua storia — per colpa di chi ha consegnato la società nelle mani sbagliate. E chi l'ha fatto? L'Amministrazione Comunale. E oggi, senza alcun pudore, pretende di intervenire pubblicamente nelle dinamiche di campo, schierandosi apertamente come se facesse parte della dirigenza. Brunetti, Versace, Falcomatà: tutti a parlare come dirigenti senza mai essersi presi una vera responsabilità per aver scelto male, molto male.
Il sindaco Falcomatà, invece di invocare "errori arbitrali" che penalizzerebbero la Reggina, dovrebbe spiegare come mai si è affidato a questa proprietà. La verità è che la città è stata tradita due volte: prima, quando è stata fatta una scelta fallimentare; e ora, quando invece di ammettere l'errore si cerca di distogliere l'attenzione accusando il Siracusa o i direttori di gara.
Il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, ha risposto con durezza e lucidità: "Il ruolo di un sindaco non è alimentare sospetti, ma costruire un clima costruttivo e rispettoso delle istituzioni sportive." E ha ricordato, con fatti alla mano, che il Siracusa ha battuto la Reggina cinque volte su cinque negli ultimi due anni. La realtà è questa, non le chiacchiere.
Non è una guerra Reggio contro Siracusa. È la triste fotografia di una gestione politica e sportiva incapace, che in Serie D non dovrebbe nemmeno porsi il problema degli arbitri, perché doveva dominare il campionato a mani basse. Se non accade, la colpa è interna. Non esterna.
Chi rappresenta una città deve lavorare per dare solide fondamenta e una visione strategica, non lamentarsi al fischio finale.
Serve serietà. Serve investire davvero. Serve scegliere meglio. Serve rispetto per la storia e per i tifosi.
Il resto è solo fumo negli occhi.
Masaniello Pasquino