Il rapimento di Sofia

23.01.2025

Il rapimento di Sofia: un fatto grave che scuote coscienze e politiche

Non è nello stile del nostro settimanale occuparsi di cronaca nera, incidenti o fatti sensazionalistici. La nostra linea editoriale è chiara: vogliamo offrire contenuti che stimolino riflessioni basate su fatti concreti e analisi, non sulla mercificazione delle notizie. Tuttavia, alcuni eventi non possono essere ignorati, per la loro portata sociale, politica e morale. Uno di questi è il rapimento della neonata Sofia nella clinica Sacro Cuore di Cosenza, un caso che evidenzia ignoranza, irresponsabilità e, in parte, l'abisso di certe derive ideologiche e sociali.

La vicenda è ormai conosciuta

Il rapimento, fortunatamente durato poche ore, ha visto protagonisti Rosa Vespa, 53 anni, residente a Castrolibero, e il marito senegalese Aqua Moses. Fingendosi un'infermiera, Rosa ha prelevato la neonata dalla clinica, con l'aiuto del marito, per portarla a casa e inscenare un falso "lieto evento" con i parenti. Le immagini di videosorveglianza hanno documentato il gesto, mostrando la coppia che tentava goffamente di sistemare la piccola in un seggiolino, per poi portarla via in braccio.

La mamma della bambina Valeria Chiappetta ha lanciato l'allarme quando si è accorta che Sofia non tornava più in stanza, scatenando l'intervento delle forze dell'ordine. La coppia è stata rintracciata a Castrolibero, grazie al sistema di videosorveglianza e alla tempestività della polizia.

Un gesto incomprensibile e le motivazioni

Secondo le prime ricostruzioni, Rosa avrebbe giustificato il rapimento con la sofferenza per precedenti gravidanze non andate a buon fine. Tuttavia, ciò che emerge non è solo il dramma personale, ma una percezione distorta della realtà: i due avevano persino annunciato sui social la nascita di un figlio, Ansel, una settimana prima del rapimento. La piccola era stata persino vestita di celeste per inscenare la farsa davanti ai parenti.

Questi fatti, per quanto assurdi, non possono essere ridotti a un semplice caso di squilibrio mentale. Rosa Vespa è un'attivista politica di estrema sinistra, legata ai movimenti di Mimmo Lucano e al "modello Riace", mentre il marito aderisce a "Potere al Popolo". Lungi dall'essere una semplice vicenda di cronaca, questo episodio porta con sé il peso di una certa retorica ideologica che, nel tempo, ha contribuito a confondere il confine tra veri diritti e soprusi.

Sofia è tornata dalla mamma Valeria, ma adesso comincia un'altra storia.

Una riflessione più ampia

Il rapimento di Sofia non è solo una questione di responsabilità individuale, ma il sintomo di una società che sembra aver perso il senso del limite. Viviamo in un contesto dove gesti estremi e assurdi trovano, talvolta, giustificazioni ideologiche o narrative che tendono a deresponsabilizzare. Quando una coppia arriva a pensare che rapire un bambino possa essere una soluzione, siamo di fronte a un fallimento non solo morale, ma anche culturale e chiaramente politico.

Non si tratta di demonizzare solo una parte politica, ma di riconoscere che certe derive, siano esse di sinistra o di destra, finiscono per alimentare confusione e caos. La percezione della realtà viene stravolta: invadere case diventa legittimo, rubare auto è giustificabile, cambiare sesso a un bambino di tre anni è progresso, e persino rapire una neonata può sembrare un atto d'amore mal riposto.

E arrivo alle conclusioni e riflessioni

Casi come quello di Sofia ci costringono a guardare il declino del nostro senso critico.

È in questo vuoto che trovano spazio figure politiche come Vannacci, non perché offrano soluzioni, se pur molto valide, ma perché puntano il dito su una verità scomoda: siamo diventati spettatori passivi di un mondo che giustifica l'assurdo. Il vero problema non è solo l'azione di Rosa Vespa e Aqua Moses, ma una società e la politica che porta in grembo, che ha smarrito il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

La recente storia di Chiara Petrolini una ragazza che ha ucciso i suoi due figli subito dopo il parto, sotterrandoli nel giardino, e viaggiando per turismo con la famiglia, ad oggi è a casa, ai domiciliari, tranquilla festeggiando il Natale, festa della nascita di Gesù, come se nulla fosse, lei che come Erode che per lo meno aveva un obbiettivo, non capisce ancora quello che ha fatto, lei e la famiglia preoccupati solo con le apparenze.

Ora più che mai è necessario ritrovare quel senso di responsabilità collettiva che ci consenta di distinguere, con chiarezza, i valori fondamentali che una società non può permettersi di perdere.

È tempo di superare discussioni sterili su fascismo, patriarcato, cambiamento climatico, e migranti "buoni" o "cattivi". Dobbiamo modificare le nostre prospettive e concentrarci sul rispetto per le famiglie e sull'educazione corretta dei figli, come sancito dalla nostra Costituzione: dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio." Non delle reti sociali, partiti politici, sindacati, scuola politicizzata, Tv e altro, ma dei genitori.

Osserviamo il cielo ogni giorno e comprenderemo che quelle scie non sono cambiamenti climatici. Gli incendi, appiccati da mani criminali o causati da azioni umane e militari, non possono essere liquidati come semplici disastri naturali. I migranti vanno accolti, ma con criterio, prevenendo i loro viaggi della morte e lavorando affinché l'integrazione sia reale e sostenibile.

I bambini nascono bambini e le bambine nascono bambine. Dovremmo lasciare che sia l'adolescenza, e poi la maturità, a decidere del proprio percorso, senza strumentalizzazioni ideologiche e imporre la sessualità, ma educarli a capire la naturalità.

Infine, fare politica diversa dalla nostra non è fascismo. È il diritto di dissentire e di anteporre il pensiero libero alla violenza e alle aggressioni, come successo con pandemia e guerra, diritti come quello di votare. Solo così potremo garantire una vera libertà d'espressione e un dibattito rispettoso e costruttivo.

Andrea Ruggeri