Joker: Tra Amore, Idealizzazione, follia e... Un Po' di Ironica realtà
Ah, il Joker! Quel clown triste che fa delle sue disavventure una forma d'arte, eppure in fondo a tutto è intrappolato in un mondo che lo guarda dall'alto in basso. Con Joaquin Phoenix, abbiamo visto l'essenza di un uomo tormentato, una figura che ben conosciamo nella nostra vita quotidiana — non esattamente il re della simpatia, ma chi può dire di non essersi mai sentito un pó Arthur Fleck?
In questi giorni anche il possibile assassino di Brian Thompson, amministratore delegato della compagnia di assicurazioni sanitarie UnitedHealthcare, Luigi Mangione, è diventato per molti il Joker del primo film.
Pellicola che ci ha catturati con la sua atmosfera cupa e le sue riflessioni profonde, mentre il sequel con Lady Gaga ha generato un mix di aspettative e… beh, un certo sconcerto. La trama va a zig-zag tra idealizzazione romantica e realtà, come se i due protagonisti, Joker e Lee, avessero preso un corso accelerato di "come non affrontare relazioni sane".
L'amore tormentato tra i due emerge come un balletto di fantasie ad occhi aperti, dove ognuno proietta sull'altro una sorta di versione edulcorata — perché chi ha bisogno di difetti quando puoi avere un miliardo di cuori che esplodono in una sola scena?
Ma, diciamocelo, chi non ha mai vissuto l'eterna lotta tra l'idealizzazione e la cruda realtà?
Non che io o voi apparteniamo alla schiera dei malati mentali, ma come il comico Arthur Fleck a Gotham City, potremmo chiamarci Luigi Mangione identificarci come abitanti di New York, Parigi, Milano, Londra, Amburgo o Bologna, dove ormai il cittadino comune viene disprezzato dalla società, e aggredito dal ghetto, per questo in alcuni giorni, vorremmo, per lo meno gridare … bastaaa!
Ponendoci nel peggiore degli incubi a affrontare il nostro e il suo alter ego: "il Joker".
È come ordinare un pranzo gourmet e ricevere un pacchetto di pop corn: ci aspettiamo la perfezione e, invece, ci ritroviamo a masticare il nostro sogno infranto! Ecco quindi che in questa danza tra Joker e Lee si avverte un'intensità purificatrice, proprio come quando finalmente gridi "basta!" al tuo film preferito che continua a tirarla per le lunghe.
Ma tornando a noi, il film, come la realtà, offrono tre lezioni preziose.
Prima: Nessun Joker è uguale all'altro! Ogni interprete porta il proprio flair e la propria follia, dimostrando che anche la pazzia ha molteplici sfaccettature.
Seconda lezione: Accettare l'amore per quello che è. Qui ci troviamo a fare i conti con i difetti e le imperfezioni — una sorta di terapia collettiva, dove tutti possiamo imparare ad abbracciare il "normale" che ci circonda.
Terza ed ultima lezione? Tutti noi possiamo sbroccare e come Luigi Mangione arrivare a conclusioni estreme, il controllo però deve sempre esistere.
In conclusione, se c'è una cosa che possiamo apprendere da questo patchwork di emozioni e risate amare, è che, tra una risata e un "bastaaa!", Joker ci invita a riflettere su ciò che significa essere umani.
Perché, alla fine, se non possiamo ridere dei nostri incubi, che gusto c'è a vivere? Quindi, prendiamoci un momento per apprezzare le nostre imperfezioni e, perché no, anche quella grafica del Joker che tanto amiamo e odiamo allo stesso tempo.
Senza dimenticare una profonda dose di autocontrollo.
Andrea Ruggeri