La gazzetta perde il pelo, ma non il vizio
La critica, quando ben fondata, è parte integrante del giornalismo sportivo, ma c'è una linea sottile tra un'analisi costruttiva e un atteggiamento che rischia di scadere nell'eccesso o nell'intransigenza. Il caso di Giannis Antetokounmpo, così come i riferimenti a figure come Sinner, Allegri, Spalletti, Guardiola o Ancelotti, evidenzia una tendenza abbastanza diffusa nel panorama mediatico italiano (e non solo): l'ossessione per la perfezione e la necessità di trovare sempre un difetto, anche nei migliori.
Giannis Antetokounmpo: un campione discusso, ma innegabilmente straordinario
Le parole di Riccardo Pratesi, pur argomentate, possono apparire severe, specialmente se rapportate ai risultati e alle statistiche impressionanti di Giannis.
Due volte MVP della regular season, MVP delle Finals e leader indiscusso di una squadra che ha conquistato un anello NBA, Giannis è uno dei volti più iconici della lega moderna.
Pratesi sottolinea aspetti come le "letture di gioco" o il "tiro" come lacune del giocatore, ma l'impatto di Antetokounmpo sul campo va ben oltre questi dettagli. È una forza della natura, un dominatore che porta ogni sera fisicità, intensità e leadership, caratteristiche che lo hanno reso uno dei più temuti avversari nella NBA. Inoltre, i numeri non mentono: una media punti al vertice della lega, percentuali altissime dal campo e una capacità di incidere su tutti gli aspetti del gioco.
Il paragone con altri campioni
Il fenomeno di "criticare i grandi" è particolarmente evidente nella gazzetta, che incarna la critica a tutti i costi, quasi ad emulare i cosiddetti "leoni della tastiera" italiani (certo con meno violenza ed offese). Sinner, ad esempio, è stato considerato "deludente" solo un anno fa, per alcune sconfitte, salvo poi essere osannato quest'anno per i suoi storici successi. Lo stesso vale per allenatori come Allegri, Spalletti o persino Ancelotti, che nonostante i trionfi vengono messi in discussione al primo momento di difficoltà.
Nel caso di Giannis, l'analisi di Pratesi sembra rientrare in questa dinamica: una tendenza a esigere la perfezione in ogni aspetto del gioco, dimenticando che anche i più grandi campioni hanno punti deboli. Perfino leggende come Michael Jordan e LeBron James hanno affrontato critiche simili durante le loro carriere.
La risposta di Giannis sul campo
Come spesso accade, i grandi campioni rispondono alle critiche con i fatti. Antetokounmpo sta vivendo un'altra stagione straordinaria, dimostrando di essere ancora tra i migliori della NBA. I suoi miglioramenti nel tiro dalla media distanza, uniti al suo consueto dominio in area, lo rendono ancora più completo e temibile, ora anche recordman di punti.
Il ruolo del giornalismo sportivo
Il giornalismo ha il diritto e il dovere di analizzare e, quando necessario, criticare. Tuttavia, è importante che la critica non diventi un esercizio fine a sé stesso o, peggio, un modo per cercare il sensazionalismo. Nel caso di Giannis, come in quello di Sinner o di altri campioni, un approccio più equilibrato e costruttivo potrebbe non solo arricchire il dibattito, ma anche valorizzare il percorso di crescita di questi atleti straordinari.
Conclusione
Giannis Antetokounmpo non è perfetto, lo conosco bene e personalmente per dirlo, ma è un giocatore unico che ha già scritto pagine indelebili nella storia dell'NBA. I suoi risultati parlano per lui, e se anche ha margini di miglioramento, la sua grandezza è innegabile. Criticarlo va bene, ma riconoscerne il valore è doveroso.
Una piccola analisi da uno che Giannis l'ha visto nascere sportivamente.
Chi è Riccardo Pratesi?
Riccardo è il direttore responsabile di «The Shot», testata giornalistica dedicata all'NBA. Dal 2000 scrive per la «Gazzetta dello Sport», per la quale ha coperto per anni da inviato Juventus e Nazionale di calcio.
E Giannis?
Giannis Antetokounmpo è uno di quei giocatori che rappresentano l'essenza stessa del sogno sportivo. Nato in Grecia da genitori nigeriani, la sua è una storia di sacrifici, dedizione e voglia di riscatto. Prima di diventare "The Greek Freak," Giannis era un ragazzo che aiutava la sua famiglia vendendo oggetti per strada ad Atene. Non era un fenomeno annunciato, non proveniva da scuole prestigiose o accademie di basket famose: il suo talento è stato scoperto nei campetti della periferia, e con tanto lavoro è diventato uno dei giocatori più dominanti della storia recente dell'NBA.
Il percorso di Giannis
Quando Giannis venne selezionato al Draft NBA del 2013 dai Milwaukee Bucks con la 15ª scelta, era ancora un giocatore grezzo, non pienamente formato fisicamente e tecnicamente. Ma ciò che aveva era una combinazione unica di atletismo, mentalità e umiltà che ha colpito molti osservatori attenti. Con il tempo, è cresciuto in ogni aspetto del gioco, diventando il leader e simbolo dei Bucks, trascinandoli alla vittoria del titolo NBA nel 2021 con prestazioni da leggenda, incluso un clamoroso "50 points game" nella gara decisiva delle Finals.
Paragoni con Manu Ginobili
Manu Ginobili, una delle figure più carismatiche e amate della pallacanestro mondiale, racconta spesso con affetto della sua esperienza nella Viola Reggio Calabria, dove mosse i primi passi nel basket europeo. Come Giannis, anche Manu era sottovalutato: al Draft NBA del 1999 fu scelto alla numero 57 dai San Antonio Spurs, una posizione che generalmente non promette grandi carriere. Eppure, Ginobili, con il suo stile unico, il cuore immenso e una mentalità vincente, è diventato uno dei giocatori più influenti della sua generazione.
Entrambi condividono molto più di una straordinaria carriera: rappresentano l'incredibile potenziale che si cela dietro storie umili e percorsi inaspettati. Giannis con il suo mix di cultura greca e nigeriana e Manu con le sue radici argentine e italiane dimostrano che la grandezza non conosce confini culturali o geografici.
Reggio Calabria, Grecia e il basket globale
Reggio Calabria, con la sua storica connessione al mondo greco e mediterraneo, ha accolto Manu nei primi anni della sua carriera, proprio come la Grecia ha accolto Giannis e la sua famiglia in un momento di difficoltà. Questi legami culturali e sportivi evidenziano quanto lo sport sia un linguaggio universale: unisce popoli e storie diverse, regalando ispirazione a livello globale.
Rispetto per le icone
Giannis Antetokounmpo, come Ginobili, non è solo un atleta straordinario; è un simbolo di ciò che si può ottenere con sacrificio, passione e determinazione. Ogni critica che gli viene rivolta va letta nel contesto del suo straordinario percorso: un ragazzo che partiva dal nulla e che oggi è non solo una superstar NBA, ma anche un esempio per milioni di giovani.
Il legame tra figure come Giannis e Ginobili ricorda che dietro i successi ci sono sempre storie di resilienza, radici profonde e rispetto per il proprio cammino. Entrambi meritano l'ammirazione per ciò che rappresentano, oltre che per ciò che hanno realizzato sul campo.
Caro Riccardo non è una correzione, quella che ti faccio, ma un incentivo a dedicare meno tempo alle critiche e più tempo a scrivere pagine memorabili di questi splendidi atleti, come anche tu certamente sai fare.
La Gazzetta ormai è diventata un Lupo che "perde il pelo, ma non il vizio", dopo aver aggredito Novak Djokovic durante la pandemia, e la Reggina nel disastroso scandalo che ci ha portati in D, ora cerca disperatamente un nuovo agnello sacrificale, ma noi siamo attenti e vigili.
Andrea Ruggeri