Non toccate la cittadinanza ai discendenti

RAI e altri media continuano a criticare i figli di italiani provenienti da Brasile e Argentina che arrivano in Italia per richiedere la cittadinanza. Questo fenomeno è causato dall'inefficienza dei consolati, incapaci di gestire le richieste che potrebbero essere risolte assumendo personale qualificato da patronati e CAF all'estero. L'attacco ai discendenti arriva soprattutto da chi sostiene lo ius soli contro lo ius sanguinis, in una battaglia ideologica finanziata dai globalisti che vogliono modificare la popolazione europea e disprezzano gli italiani all'estero.
Non contesto le critiche, purché riguardino atti illegali, ma il diritto alla cittadinanza è sacrosanto. C'è confusione sulle doppie cittadinanze: la legge è chiara, ma consolati, enti statali e municipali ne gestiscono male l'applicazione, causando file omeriche, false residenze e falsi ideologici. A San Paolo, ad esempio, l'attesa per la conclusione di una pratica di cittadinanza supera i 10 anni. E poi diamo la colpa ai cittadini?
Gli italiani nati all'estero non dovrebbero essere trattati come "truffatori", ma riconosciuti immediatamente come cittadini. Se lo Stato certificasse subito la cittadinanza ai discendenti italiani, le frodi si azzererebbero: basterebbe controllare i documenti e registrare, senza inutili burocrazie. Se sei figlio o nipote di italiani in Italia, l'anagrafe ti certifica immediatamente. In Brasile, mio figlio o mio nipote non lo sono da parte del consolato perché?.
In Brasile ci sono 33 milioni di italiani e discendenti italiani, una risorsa preziosa per un'Italia in crisi demografica. Questi discendenti portano cultura e amore per il Paese d'origine, nonostante gli italiani emigrati siano stati abbandonati dallo Stato senza servizi consolari. La storia lo dimostra: l'Italia li ha lasciati senza possibilità di ritorno, mentre il Brasile ha offerto loro opportunità.
Oggi in Brasile vivono più italiani di quanti brasiliani ci siano in Italia, eppure nessuno ne parla. Vergognoso non riconoscere il ruolo della comunità italiana in Brasile.
Chi richiede la cittadinanza lo fa legalmente e con rispetto, come fanno tanti italiani che emigrano nel Regno Unito o altrove. Inoltre, la maggior parte dei richiedenti sono professionisti qualificati – medici, ingegneri, imprenditori – non criminali. L'Italia ha esportato in Brasile terroristi come Achille Lollo e Cesare Battisti, mentre ora sospetta degli italo-brasiliani.
Invece di rendere il processo equo e veloce, l'Italia complica tutto con inefficienza e discriminazione. Attendere un anno e mezzo per due certificati è assurdo nel 2025. In Brasile, in cinque giorni, se ne ottengono venti.
Poi c'è la questione del lavoro: finché in Italia si pagano stipendi da 500 euro contro i 2.000 di Germania, Inghilterra o Stati Uniti per le stesse mansioni, nessuno vorrà restare a vivere qui.
L'Italia concede accoglienza ai clandestini ma ostacola gli italiani di sangue.
Ok, ci saranno anche persone che se ne approfittano, ma non mi sembra che l'8,5% di stranieri in Italia sia un modello di legalità. Qui nessuno ha rubato o ucciso, vogliamo solo più celerità nel processo. E se qualcuno finisce nelle mani di chi specula sulla burocrazia, è perché il sistema lo costringe a farlo.
I discendenti sono orgogliosi delle loro radici italiane, quanti lo sono in Italia? Ricordate: il mondo non gira, si capovolge. Oggi respingete, domani potreste chiedere rifugio.
Viva il Brasile, il Paese più italiano al mondo.
Andrea Ruggeri