Palmi, murale shock sulla Croce di Sant’Elia

22.04.2025

Palmi, murale shock sulla Croce di Sant'Elia: un bambino crocifisso. Denuncia sociale o vandalismo?

PALMI – Un'immagine potente e disturbante è apparsa il giorno di Pasqua su una delle Tre Croci del Monte Sant'Elia: un bambino crocifisso, dipinto in nero, al centro di un murale che ha immediatamente acceso un acceso dibattito in città.

Il gesto ha diviso la comunità. C'è chi ha visto nell'opera una denuncia drammatica sulle condizioni dei bambini nel mondo: dalla pedofilia alla violenza, dalle vaccinazioni forzate alle vittime dei bombardamenti a Gaza e delle guerre globali. Altri invece lo hanno vissuto come un atto inaccettabile di vandalismo, compiuto su un luogo sacro e simbolico per l'intera collettività.

Il messaggio, qualunque fosse l'intento dell'autore, non può lasciare indifferenti. L'immagine di un bambino crocifisso, collocata su uno dei punti più alti e panoramici della città, trasforma un simbolo cristiano di sofferenza e redenzione in un atto di accusa silenzioso ma devastante.

Tuttavia, la modalità con cui è stato realizzato solleva questioni importanti. Nessuna autorizzazione, nessun confronto con la comunità. Solo un gesto solitario e anonimo che rischia di delegittimare anche le intenzioni più nobili. Perché la protesta, per quanto forte e giustificata, non può trasformarsi in un atto che danneggia o impone con la forza il proprio messaggio.

Il monumento al Calvario sarà ripristinato e le croci torneranno bianche. Ma il segno lasciato da quel dipinto non si cancella facilmente. Ci ha costretti a guardare oltre la superficie, a porci domande scomode.

Cosa succede davvero ai bambini nel mondo?
Quanto dolore viene ignorato?
E fino a che punto l'arte può e deve spingersi per scuotere le coscienze?

È evidente che l'impatto simbolico e visivo dell'opera sia stato enorme. Ma serve una riflessione: l'arte può essere denuncia, ma non può essere arbitrio. La libertà espressiva va esercitata con rispetto, non con prevaricazione.

Palmi merita di riflettere su questo episodio, non solo per condannarlo o giustificarlo, ma per capire dove si trovi il confine tra l'urlo disperato di chi chiede giustizia e il silenzioso scivolamento verso l'illegalità.

C'è poi chi, con una certa leggerezza, arriva persino a lanciare petizioni discutibili, come Giuseppe Romeo, che chiede al sindaco di preservare l'immagine disegnata su una delle croci del Monte Sant'Elia, sostenendo che si tratti di un'opera d'arte da tutelare. Ma qui non si tratta di censurare un messaggio, bensì di difendere un bene pubblico da un atto non autorizzato. Il vandalismo, anche quando travestito da espressione artistica o civile, non può e non deve essere legittimato.

Se davvero Romeo crede nella forza di quell'immagine, lo invito a costruire una grande croce bianca, dipingere lì la scena che desidera e posizionarla dove può farlo legalmente, senza violare un luogo sacro o imporre un gesto personale su un simbolo collettivo.
La protesta è legittima, ma non a spese del patrimonio di tutti.

Andrea Ruggeri