Ponte sullo Stretto: un’opera di progresso osteggiata da visioni miopi
Un altro capitolo si aggiunge alla lunga lista di polemiche ideologiche contro il Ponte sullo Stretto, questa volta con un flashmob organizzato a Strasburgo da esponenti del Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. Con cartelli recanti lo slogan "No Ponte", il gruppo di eurodeputati ha chiesto alla Commissione europea di negare la deroga necessaria per avviare la costruzione, sostenendo che l'opera violerebbe vincoli ambientali legati alle Zone Protette Speciali coinvolte.
Tra i promotori dell'iniziativa troviamo Annalisa Corrado (Pd), Sandro Ruotolo (Pd), Ignazio Marino (Avs), Cristina Guarda (Avs) e Pasquale Tridico (M5S). La loro posizione è chiara: non riconoscono alcun interesse pubblico nell'opera (non avendola promossa e fatta loro), definendola un progetto "nebuloso, antistorico e dannoso".

Ma è davvero così?
Un'opera di valore strategico
Il Ponte sullo Stretto non è solo un progetto infrastrutturale: è un simbolo di connessione tra il Nord e il Sud dell'Italia, un'opera che finalmente potrebbe porre fine all'isolamento della Sicilia, e di riflesso la provincia di Reggio Calabria, ora ultima per qualità di vita in Italia, avvicinandola al resto del Paese e all'Europa. Si parla di una struttura che favorirebbe la crescita economica, agevolerebbe i trasporti, creerebbe migliaia di posti di lavoro e rappresenterebbe un'opportunità unica per rilanciare l'intera area del Mezzogiorno.
Le obiezioni basate sulla presunta insostenibilità ambientale e sui rischi sismici sembrano dimenticare che progetti di questa portata vengono realizzati in tutto il mondo con soluzioni ingegneristiche avanzate. In Giappone, e in California negli USA, note per la loro elevate attività sismiche, hanno costruito ponti e infrastrutture straordinarie senza compromettere sicurezza ed ecosistemi. Perché non dovrebbe essere possibile in Italia?
Ideologia contro il futuro
È sconcertante vedere come, per una questione puramente politica, alcuni gruppi si ostinino a remare contro un'opera che potrebbe finalmente rappresentare un passo avanti per il Paese e principalmente per il Sud. La retorica dell'"ecomostro" e dei "danni incalcolabili" alla biodiversità sembra più un espediente per alimentare polemiche che una reale analisi del progetto (ricorda le frasi su Trump, su Putin, su Musk, insomma politica, politica ...e politica). L'Italia non può continuare a farsi frenare da chi vede progresso e sviluppo come minacce anziché opportunità.
Il Ponte sullo Stretto è un investimento sul futuro, una visione di lungo termine che non riguarda solo l'Italia, ma l'intero Mediterraneo. Fermare quest'opera significherebbe condannare intere generazioni a rimanere ancorate a un passato fatto di isolamento e disuguaglianze territoriali, continuando a viaggiare su strade dissestate, con economie deboli e scarsi investimenti.
Il coraggio di guardare avanti
In un'epoca in cui il mondo intero investe in infrastrutture innovative per connettere territori e promuovere sviluppo sostenibile, opporsi al Ponte sullo Stretto appare non solo anacronistico, ma profondamente miope. L'Italia ha bisogno di visione, di coraggio e di decisioni che guardino al bene comune, non di tattiche politiche che alimentano divisioni e immobilismo.
Il Ponte non è solo una questione di ingegneria: è una questione di dignità per il Sud e di ambizione per un Paese che non può più permettersi di rallentare il passo mentre il resto del mondo avanza.
Ferma condanna alla miopia politica
La miopia politica e il disinteresse verso il Sud, incarnati da alcuni esponenti di Pd, M5S e Avs, non possono più essere tollerati. Questi rappresentanti, gli stessi che governano città metropolitane in coda alle classifiche per qualità della vita, si concentrano sul superfluo anziché sul necessario.
Opporsi al Ponte sullo Stretto è solo l'ultima dimostrazione di questa logica sterile, mentre si ignorano le vere priorità: acqua potabile e non, raccolta dei rifiuti, trasporti pubblici metropolitani reali ed efficienti e la ristrutturazione di strade, piazze e abitazioni. Si preferisce sperperare denaro pubblico in alberi di Natale costosissimi, passerelle su lidi dissestati, progettini come piste ciclabili o campetti sportivi ormai scoloriti e danneggiati dopo pochi mesi, inutilizzati, piuttosto che investire in infrastrutture essenziali.
La chiusura dello storico mercato di Piazza del Popolo è un autogol clamoroso, grande quanto la piazza stessa. Trasformare un mercato popolare, fulcro della vita cittadina, in un parcheggio – per di più destinato negli ultimi tempi a servire il mercato appena chiuso – è l'emblema di una totale mancanza di visione. Accusare poi i pochi venditori di illegalità, nonostante abbiano partecipato regolarmente e ottenuto i loro spazi, è un atto insensato e ingiustificabile, che calpesta la dignità e la tradizione di una comunità.
Il turismo, uno dei pochi settori in grado di generare lavoro e rilanciare il Sud, viene trascurato per mancanza di servizi adeguati e incentivi concreti. Questo atteggiamento non solo penalizza il territorio, ma tradisce una visione miope e dannosa per il futuro della regione. Serve un cambio di rotta deciso per garantire sviluppo e dignità al Sud, smettendo di ostacolare opere strategiche e iniziando a lavorare per il benessere reale delle comunità.
Si Ponte, ben vengano gli investimenti alla miopia si combatte con interventi decisi e il Ponte è il padre di tutti questi interventi.
Djàvlon