Rapimento neonata. giustizia cieca o lacune investigative?

Caso Rosa Vespa e Moses Omogo: giustizia cieca o lacune investigative?
Il rapimento della neonata a Cosenza da parte di Rosa Vespa, che rimane in carcere, e il rilascio del marito Moses Omogo Chidiebere, gettano una lunga ombra sul funzionamento della giustizia italiana. Una vicenda che lascia spazio a dubbi profondi e a una serie di perplessità su come siano state valutate le prove e le testimonianze.
Per l'avvocato di Moses un GIP intelligente, per la famiglia della piccola Sofia una scelta affrettata senza logica.
Le incongruenze nelle testimonianze e nelle decisioni
Secondo il GIP, Moses non avrebbe partecipato al piano di rapimento ordito dalla moglie, eppure le immagini di sorveglianza raccontano una storia diversa. Nei video, si vede Moses accompagnare Rosa Vespa mentre portano via la piccola Sofia dalla clinica.
Come può un uomo che vive sotto lo stesso tetto della moglie per nove mesi non accorgersi che la donna non è realmente incinta? E ancora, come può non destare sospetti il fatto di uscire da un ospedale con una neonata che ha tratti fisici completamente diversi dai suoi?
Gli elementi che mettono in discussione il rilascio di Moses
Convivenza e finta gravidanza: Rosa Vespa ha finto di essere incinta per nove mesi. Durante questo periodo, Moses non avrebbe notato l'assenza di cambiamenti fisici significativi nella moglie? È credibile che non si sia accorto della simulazione, considerata la quotidianità condivisa?
Falsificazione di documenti: Nel corso delle indagini è emerso che Rosa Vespa avrebbe falsificato certificati per simulare la nascita della bambina. Moses non avrebbe mai visto questi documenti o avuto dubbi sulla loro autenticità?
Diversità fisica della bambina: Moses ha dichiarato di aver creduto che Sofia fosse sua figlia, nonostante fosse una neonata bianca, mentre lui e Rosa Vespa hanno tratti evidentemente diversi. Questo dettaglio non è stato ritenuto sufficiente dal giudice per considerarlo almeno sospettabile.
Collaborazione attiva al rapimento: Le immagini mostrano chiaramente Moses che accompagna la moglie nella clinica e aiuta a portare via la bambina.
La giustizia italiana e il confronto con la legge
L'articolo 605 del Codice Penale, che disciplina il reato di sequestro di persona, prevede pene severe per chiunque privi qualcuno della libertà personale. L'aggravante, nel caso di un neonato, è evidente: parliamo di un soggetto vulnerabile, incapace di difendersi. Nonostante ciò, Moses Omogo è stato rilasciato con una motivazione che lascia perplessi: "Non si è accorto di nulla."
A questo si aggiunge il confronto con il principio della "pubblica fede", che punisce con maggiore severità i furti commessi in luoghi pubblici o su beni accessibili al pubblico, come quelli nei supermercati. Se rubare una confezione di cibo da uno scaffale è considerato un reato aggravato, come è possibile che il rapimento di una neonata venga derubricato a una questione di ingenuità o ignoranza?
Precedenti e sospetti
Moses Omogo lavora come mediatore culturale per una cooperativa che si occupa di migranti (per lo meno lo scrive lui sui social). Questo dettaglio richiama alla mente altri scandali, come quello di Aboubakar Soumahoro, in cui fiducia e trasparenza sono state messe in discussione, entrambi non hanno visto cosa faceva la moglie e allora tutto bene.
Non è forse lecito chiedersi se dietro questa vicenda si celino reti più complesse o omissioni intenzionali? Il traffico di neonati e il commercio illegale di organi non sono purtroppo realtà lontane, eppure il giudice non sembra aver preso in considerazione questa ipotesi.
Anzi nessuna ipotesi di colpevolezza, scarceramento istantaneo.
Le domande che restano senza risposta
- Perché Moses è stato liberato così rapidamente senza un'analisi approfondita delle prove?
- Come può un uomo dichiarare di non essersi accorto di una finta gravidanza durata nove mesi?
- Perché non sono state valutate le discrepanze evidenti tra la neonata e i suoi presunti genitori?
Conclusioni
Il caso Vespa-Omogo è un esempio lampante di come il sistema giudiziario italiano possa fallire di fronte a situazioni complesse, o per lo meno non usare il metodo di controllo più efficace. Se da un lato si punta il dito contro Rosa Vespa, dall'altro il ruolo di Moses Omogo appare inspiegabilmente sminuito, nonostante gli indizi che suggeriscono una sua partecipazione attiva o, quantomeno, una consapevolezza del crimine.
La giustizia dovrebbe essere garante della sicurezza e dell'equità, ma casi come questo mettono in evidenza lacune e contraddizioni che rischiano di minare la fiducia dei cittadini. Perché il rapimento di un neonato, un reato gravissimo, sembra essere trattato con una leggerezza che lascia spazio a troppi dubbi? Specialmente ricordando altre recenti fatti come l'omicidio di due infanti da parte della mamma, liberandola immediatamente per festeggiare il Natale con la famiglia.
La giustizia sempre più distante dalle persone giuste? Si domanda la popolazione.
Djàvlon