Razzismo Strutturale? Ma sapete cos’è?

14.09.2024

'Razzismo' è uno di quei concetti del nostro tempo che sfuggono a una definizione precisa e unanimemente accettata. 

Come ci dice la Fondazione Treccani, il termine 'razzismo' venne coniato tra le due guerre mondiali nell'Occidente democratico (??) come protesta verso teoria e prassi del nazionalsocialismo tedesco, che nel Terzo Reich si appellava alla propria 'dottrina razziale' intesa in un'accezione positiva, rifiutando le connotazioni polemiche insite nel termine razzismo.

Suo assioma fondamentale è la distinzione tra presunte 'razze superiori' e 'razze inferiori', in quanto postula la superiorità innata, fondata biologicamente, di una determinata razza - nella fattispecie, della razza cui appartengono coloro che lo propugnano.

Molti pensano subito all'Olocausto', 'soluzione finale' della questione ebraica, ma come chiameremmo oggi la questione in atto dell'annientamento dei palestinesi? In ogni caso già in precedenza, peraltro, esistevano pratiche e orientamenti analoghi che possiamo definire 'protorazzismi'.

Se il razzismo moderno era l'ideologia con cui i bianchi cercavano di legittimare le loro pretese di dominio sul resto del mondo, forme di protorazzismo si ritrovano in tutti i luoghi e in tutte le epoche storiche in cui è esistita una situazione analoga di preminenza di determinati gruppi su altri subordinati

Gli italiani sono razzisti? Ovviamente NO diranno in molti: nessuna categoria può essere definita come un blocco unico e omogeneo e, dunque, catalogata attraverso un'etichetta spregiativa generale.

Ovviamente SI diranno altri, senza neanche sapere di cosa parlano.

Parliamo di razzismo, ma noi italiani lo sappiamo di cosa stiamo parlando? O generalizziamo per poter poi colpire o incolpare il Vannacci di turno?

Cos'è il razzismo?

Razzismo qua, razzismo la, molte volte, noi italiani, non sappiamo neanche di cosa parliamo, l'approccio è completamente sbagliato, sembra sempre che tifiamo per due o più opzioni senza ragionare, Juve o Inter, colpevole o innocente, sinistra o destra, carne o pesce, molte volte incapaci di pensare a un futuro di speranza e prosperità ci siamo sempre appoggiati con gli uni o con gli altri, a favore di teorie e idoli, per poi distruggerli, pur di salvare un minimo di potere nel nostro limitato orticello. Insomma come disse Guicciardini "Francia o Spagna purché se magna!".

Ma all'estero, in paesi che vivono questa calamità da anni lo studio del razzismo è materia obbligatoria, perché fa parte del quotidiano di un'intera vita.

Per esempio, cos'è il razzismo strutturale?

Se lo domandano in Brasile e negli USA, anche se poi viene usato politicamente da gruppi che ne fanno un uso che porta a maggiore violenza e disequilibrio come i Black Lives Matter, nati da una protesta popolare innescata e sfociata in morte e disordini e zero reali risultati.

Il concetto di "razzismo strutturale", ovvero le modalità attraverso cui la società riproduce sé stessa e riproduce alcune forme di ineguaglianza deve essere trattato da tutti gli attori e non solo da un gruppo politico interessato al potere o ai voti.

Il problema è profondo e sociale, non è politico o di parte, non è solo una diaspora, si sviluppa in oltre il 60% della popolazione mondiale e deve essere risolto.

Razzismo in Brasile

Uno scrittore e professore Silvio Almeida, con un libro Racismo estrutural (razzismo strutturale), ha svolto uno studio su questa tematica ed è riuscito addirittura a diventare Ministro di Stato per i Diritti Umani e la Cittadinanza del Brasile e ora messo alla porta da quel Lula, che di giorno parla di diritti e la notte li toglie a tutti, parla di golpe, ma in realtà a realizzarlo è stato Lui sopportato da Giudici che perseguitano tutti i suoi nemici politici. 

Ora l'ex ministro Silvio Almeida è accusato di molestie sessuali * proprio dai suoi compagni di partito.

Ma a noi oggi interessa il razzismo e i suoi studi, che considero interessanti.

Sappiate che il Brasile, pur avendo una popolazione di oltre 50% di neri, mulatti, pardi , cafuzi e caboré ** e nordestini (emigranti del nord del paese), che poi hanno tutti origine da mescolanze di colori della pelle tra bianchi, indigeni e neri (schiavi o recenti emigranti dell'africa), soffre tantissimo con il razzismo.

Non parlerò oggi della violenza storica e assassina sul popolo nero nel mondo, quella è una vergogna di cui ancora molti devono chiedere perdono e vergognarsi (tra questi Stati Uniti, Sud Africa, Francia, Portogallo, Belgio, Gran Bretagna e Germania. dagli schiavi dei campi di cotone all'apartheidsino agli Zoo Umani*** in Francia, Belgio, Germania e Regno Unito; parlerò invece del libro di Almeida, usando in parte il suo lavoro, per aprire un dibattito in relazione a quello che succede nel nostro paese, in un momento dove razzismo significa tutto e niente.

Parliamone allora.

Nella nostra redazione abbiamo, e forse siamo gli unici nella zona di Reggio Calabria, giornalisti bianchi, neri e mulatti, forse qualcosina potremmo anche saperla. In ogni caso parliamo anche di quello che il talentoso ex ministro brasiliano ha ricercato, analizzato, discusso e scritto e che reputo interessante, per lo meno per capirne di più.

Che cos'è il razzismo strutturale?

Si parla di razzismo strutturale quando il pregiudizio e la discriminazione razziale si consolidano nell'organizzazione della società, favorendo una certa razza o gruppo etnico rispetto a un altro.

Più che riguardare semplicemente il concetto di razzismo, riguarda il funzionamento della società nel suo complesso.

Tecnicamente il razzismo strutturale pianifica il modo in cui lo Stato e la società, nelle sue diverse sfere, organizzano le relazioni di potere, basate sul rafforzamento e sul mantenimento di molteplici forme di discriminazione, preservando i privilegi della società storica e prestabilita.

Quindi in Brasile e in alcuni stati americani, sud americani e dell'America centrale (ma non tutti), il razzismo è una delle conseguenze più evidenti della struttura sociale su cui è stata costruita la società nei secoli e si può osservare nelle relazioni personali, nelle politiche pubbliche, nelle disuguaglianze economiche, ecc… Questa onnipresenza è ciò che viene chiamato da Silvio di razzismo strutturale: la vita 'normale', quotidiana, in tutti i suoi sensi, è attraversata dalla questione razziale.

Qual è la differenza tra razzismo strutturale e altri tipi di razzismo?

Razzismo, nel dizionario, significa "pregiudizio e discriminazione nei confronti di una persona tenendo conto della sua origine etnico-razziale, di solito riferendosi all'ideologia secondo cui esiste una razza migliore di un'altra".

Nel suo libro Razzismo strutturale, Silvio Almeida classifica tre concezioni del razzismo: individualista, istituzionale e strutturale. Secondo l'autore, questa classificazione si basa sul rapporto tra razzismo e soggettività, Stato ed economia.

La concezione individualista

Nella concezione individualista, il razzismo è inteso come una sorta di patologia o anormalità, insomma un fenomeno psicologico attribuito a gruppi isolati, i "razzisti".

Concetto che colpa soggetti che operano come razzisti, ma isolati dalla società, quindi non esisterebbero da questo punto di vista, società o istituzioni razziste: il razzismo sarebbe un atto individuale, propagato da persone che agiscono da sole o in gruppo.

Come succede in Italia, ma con aggravanti che vedremo di seguito.

Secondo quindi l'ex ministro, questa concezione, "fragile e limitata, è stata alla base di analisi del razzismo completamente prive di storia e di riflessione sui suoi effetti concreti".

La concezione istituzionale

Il termine "razzismo istituzionale" è stato utilizzato per la prima volta nel libro Black power: Politics of liberation in America, di Charles V. Hamilton e Kwame Ture, pubblicato nel 1967. 

In questa prospettiva, che secondo l'autore rappresentava un importante progresso teorico per lo studio delle relazioni sociali, il razzismo non riguarda solo il comportamento individuale.

Sarebbe quindi il risultato del funzionamento delle istituzioni - sia pubbliche (il legislatore, la magistratura, l'ufficio del pubblico ministero, i rettori delle università ecc.) sia private (i consigli di amministrazione delle aziende e delle organizzazioni).

L'origine della disuguaglianza razziale, in questa prospettiva, non sarebbe una semplice conseguenza delle azioni isolate di individui o gruppi razzisti.

Le istituzioni sono dominate da gruppi sociali che ne utilizzano i meccanismi per imporre e mantenere i propri interessi politici ed economici. 

Il razzismo quindi è una forma di dominio.

E sicuramente nell'attuale società, tra politica, pandemie e controllo centrale della sanità, guerre, carestie, male amministrazione e gestione della società. 

Questo concetto può esserci per il razzismo, ma anche per il controllo che alcune istituzioni o gruppi, parlo dell'Europa ad esempio, cercando di fare su tutti i cittadini, quindi non si può definire solo razzismo.

La concezione strutturale

Secondo Silvio Almeida, invece, tutto il razzismo è strutturale.

Come scrive nel suo libro, "il razzismo è una conseguenza della struttura sociale stessa, cioè del modo 'normale' in cui sono costituite le relazioni politiche, economiche e persino familiari, e non è né una patologia sociale né un disturbo strutturale".

I comportamenti individuali e i processi istituzionali hanno quindi origine in una società in cui "il razzismo è la regola e non l'eccezione".

Quindi chi inneggia alle banane, chi provoca con cori calcistici, l'avversario offendendolo come nel caso di Vinny Jr del Real Madrid, non è  da prendere solo come razzismo individualista, ma come vera e proprio reato "grave" punibile con carcerazione, multe e esclusione da qualsiasi centro sociale e pubblico, relazionato con lo sport o con il luogo e l'attività che l'hanno provocato.

In ogni caso le cause del razzismo strutturale in Brasile ed in altri paesi derivano da un processo storico che risale al colonialismo e alla dominazione iniziata nel XVI secolo.

Fin dall'arrivo dei portoghesi nel continente americano, indiani e neri, poiché considerati inferiori dai bianchi, furono ridotti in schiavitù e imposti alla cultura europea.

Quella colonialista che aveva nelle sue città gli ZOO Umani ***, dove venivano richiusi in aree e alcune volte gabbie, persone nere o di razze, come inuit e aborigeni, luoghi scomparsi solo poco prima del 1960 dall'Europa, una vergogna che paesi come Francia, Belgio, Germania e Gran Bretagna hanno cercato di cancellare, ma che saranno sempre una macchia nella loro storia.

In Brasile, quei coloni, hanno fatto delle persone non bianche e la loro cultura, le loro abitudini e i loro rituali sono stati considerati - e lo sono tuttora, a quasi 150 anni dall'abolizione della schiavitù - "incivili", un concetto che si è radicato alla base della società ed è stato replicato di generazione in generazione, con il motto ... se sei nero, sarai trattato in un modo, se sei bianco, sarai trattato in un altro.

La società stabilisce già queste costruzioni per noi e noi le assimiliamo, le interiorizziamo e le accettiamo come verità. 

Nessuno nasce odiando qualcuno, impariamo o ci è insegnato a odiare.

E forse qui dovremmo parlare di un altro tipo di razzismo in questo momento in Italia, dove siamo invasi dagli arabi e africani in condizioni sociali gravi? La colpa dicono è degli emigranti, e forse lo è, ma per noi no ... la colpa è di chi li ha portati e lasciati in queste condizioni, portandoli a essere preda della malavita, a servirla, per poi essere tutti accumunati sotto questo profilo delittuoso ed essere riconosciuti per il colore della pella, una forma e stimolo ad un razzismo che può diventare nel tempo ... strutturale anche da noi.

Non è certo il razzismo contestato al Generale Vannacci, ora Deputato europeo, che ho incontrato a Reggio e che non mi ha fatto questa impressione, che forse è solo una constatazione dei fatti e degli eventi, modificata ed utilizzata politicamente da altri, che vivono di bla bla bla, ma poi non fanno niente per cambiare la situazione.

I problemi generati dal razzismo

I dati nel mondo e in Brasile rivelano il razzismo strutturale e dimostrano che negli ultimi anni le disuguaglianze razziali sono aumentate, la in base a studi fatti, dicono che, ci vorranno 116 anni perché i neri abbiano accesso alle stesse opportunità dei bianchi.

Insomma il razzismo come lo percepiamo noi è a detta di alcuni "inesistente" (falso) oppure "esagerato" (ancora più falso), ma il rischio che si rafforzi e diventi strutturale è evidente e deve essere analizzato e non sottovalutato.

Come per la parola "fascista", ormai usata per attaccare avversari e usata per tutto e per niente e che sta perdendo il suo valore negativo, (chiaramente per via dell'uso improprio che se ne fa), anche quella di "razzista" può essere penalizzata e ignorata, diventando un razzismo strutturale, di cui ci accorgeremo, sempre e solo troppo tardi.

Andrea Ruggeri

Fonti: Racismo estrutural (Editora Jandaíra); confluentes org br ; Il Mondo al Contrario. Wikipedia ; 31mag nl; Fondazione Treccani.

* In realtà sia Almeida che tantissimi osservatori esterni dicono che tutto è stato montato per colpirlo, per sporcare, cioè, la sua immagine "di uomo di colore" che occupa una posizione di rilievo nel potere pubblico e che propone soluzioni che non vogliono essere usate. 

Noi non stiamo analizzando le denunce contro l'ex Ministro, si trattando di un governo che per noi osservatori internazionali, ha letteralmente commesso un illecito per arrivare al potere. Stiamo invece analizzando la logica dei suoi studi che consideriamo validi e base per un proficuo confronto necessario a risolvere la questione razziale una volta per tutte, almeno nell'analisi e identificazione corretta del problema.

** Pardo. Cafuzo e Caboré sono nomi attribuiti a individui frutto di un incrocio tra indios e africani neri e altre etnie quindi una persona con origini diverse, basate su una mescolanza di colori della pelle tra bianchi, neri e indigeni.

*** Gli zoo umani erano diffusi in Europa, erano strutture per il divertimento degli europei. A inizio del 1900 e sino a sessant'anni fa (in alcuni paesi) si tenevano regolari esposizioni di esseri umani a Londra e Bruxelles, così come a Parigi, Oslo e Amburgo.

Nell'estate del 1897, il Re Leopoldo II fece importare 267 "esemplari" (come li chiamò lui) di congolesi a Bruxelles per esporli nel suo palazzo coloniale a Tervuren, nell'est della capitale, come attrattivo ai suo ospiti.