Totò contro la guerra

15.04.2025

Il 15 aprile 1967 ci lasciava Totò, uno dei più grandi comici italiani. 

Ma Totò non era solo un maestro del sorriso: con la sua arte e le sue parole sapeva leggere a fondo la società. Celebre è la sua poesia "La livella", in cui ci ricorda che nella morte – come nella dignità – siamo tutti uguali.

Non lo ricordo oggi solo per l'anniversario della sua scomparsa. Totò vive ancora, fa ridere e riflettere. E proprio oggi, in un mondo dove i leader sembrano più preoccupati ad armarsi che a sfamare i popoli, mi tornano in mente le sue parole:

"Certi uomini politici, appena vanno al potere, per rendersi benemeriti si preoccupano per il benessere del paese. E incominciano a dire: c'è disoccupazione, c'è miseria, c'è fame. E allora che cosa fanno? Si riuniscono, in quattro o cinque, e, sempre per il benessere del paese, decidono di fare la guerra. E se la perdono? Sciocchezze, pinzillacchere! Ci sono uomini politici nuovi, i quali, preoccupati per il disagio della guerra perduta, sapete cosa fanno? Si riuniscono in quattro o cinque e, sempre per il benessere del popolo, fanno un'altra guerra."

Basterebbe leggere questa riflessione, e trasportarla all'Europa di oggi, per rendersi conto che non serve aggiungere molto altro.

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Su YouTube mi sono imbattuto in un pensiero lasciato da un ammiratore di Totò:

"15 aprile 1967, ci lasciava Antonio De Curtis, l'indimenticabile e amato Totò. Sono passati 58 anni da quel triste giorno, ma la sua anima, la sua grande arte, la sua profonda umanità sono vive più che mai. E lo saranno per sempre, nel cuore di chi lo ama. Grazie, Principe, per tutto quello che ci hai dato. Ti voglio bene assai."
Marcantonio Scaramuzza

Chissà che le parole del Principe non riescano ancora a farci scappare da questa folle attrazione per la morte.

Andrea Ruggeri