Totò contro la guerra

Il 15 aprile 1967 ci lasciava Totò, uno dei più grandi comici italiani.
Ma Totò non era solo un maestro del sorriso: con la sua arte e le sue parole sapeva leggere a fondo la società. Celebre è la sua poesia "La livella", in cui ci ricorda che nella morte – come nella dignità – siamo tutti uguali.
Non lo ricordo oggi solo per l'anniversario della sua scomparsa. Totò vive ancora, fa ridere e riflettere. E proprio oggi, in un mondo dove i leader sembrano più preoccupati ad armarsi che a sfamare i popoli, mi tornano in mente le sue parole:
"Certi uomini politici, appena vanno al potere, per rendersi benemeriti si preoccupano per il benessere del paese. E incominciano a dire: c'è disoccupazione, c'è miseria, c'è fame. E allora che cosa fanno? Si riuniscono, in quattro o cinque, e, sempre per il benessere del paese, decidono di fare la guerra. E se la perdono? Sciocchezze, pinzillacchere! Ci sono uomini politici nuovi, i quali, preoccupati per il disagio della guerra perduta, sapete cosa fanno? Si riuniscono in quattro o cinque e, sempre per il benessere del popolo, fanno un'altra guerra."
Basterebbe leggere questa riflessione, e trasportarla all'Europa di oggi, per rendersi conto che non serve aggiungere molto altro.

Su YouTube mi sono imbattuto in un pensiero lasciato da un ammiratore di Totò:
"15 aprile 1967, ci lasciava Antonio De Curtis, l'indimenticabile e amato Totò. Sono passati 58 anni da quel triste giorno, ma la sua anima, la sua grande arte, la sua profonda umanità sono vive più che mai. E lo saranno per sempre, nel cuore di chi lo ama. Grazie, Principe, per tutto quello che ci hai dato. Ti voglio bene assai."
— Marcantonio Scaramuzza
Chissà che le parole del Principe non riescano ancora a farci scappare da questa folle attrazione per la morte.
Andrea Ruggeri