Zelensky: La Solitudine di un Uomo Usato e Abbandonato

Pubblicare un editoriale di Marco Travaglio? Qualche anno fa l'avrei considerato impensabile, quasi come svegliarsi dopo una sbornia colossale senza ricordare chi sei o dove ti trovi. Eppure, eccoci qui. Nonostante il mio disaccordo totale con il Movimento 5 Stelle per i danni irreparabili causati durante la farsa della pandemia, oggi devo riconoscere che l'analisi di Travaglio è quasi perfetta. Se solo fosse stato meno feroce con Berlusconi (che, sia chiaro, ha anche lui le sue colpe), sarebbe potuto diventare un ottimo statista.
L'editoriale di Travaglio del 23 febbraio 2025 dipinge un quadro impietoso della situazione in Ucraina e delle responsabilità politiche che hanno condotto a questa tragedia. La sua analisi lucida e spietata arriva al cuore del problema: Volodymyr Zelensky è diventato il capro espiatorio di una guerra che non ha voluto, ma che ha combattuto sotto il ricatto di interessi geopolitici più grandi di lui.
"Comico scadente e dittatore senza elezioni", "Ha fatto sparire metà dei fondi", "La guerra è colpa sua", "Si nutre dei cadaveri dei suoi soldati". Queste le accuse che oggi piovono sul presidente ucraino, ora che gli sporchi interessi Usa (di Biden), ora con Trump stanno volgendo altrove lo sguardo. Queste parole suonano come un epitaffio per un uomo ormai scaricato da tutti, abbandonato dagli stessi che lo hanno usato come testa d'ariete contro la Russia.
Un Uomo Intrappolato nella Storia
Travaglio descrive Zelensky come l'ultimo colpevole di una guerra che non doveva nemmeno iniziare. La sua democrazia imperfetta in un Paese corrotto e dilaniato da oligarchie intoccabili lo ha reso vulnerabile ai ricatti delle milizie nazionaliste e degli interessi geopolitici occidentali. Ha vietato gli 11 partiti di opposizione, imposto un unico canale televisivo governativo e mantenuto milizie estremiste all'interno del suo esercito.
Ma perché? Perché Zelensky è stato ingannato. Travaglio non ha dubbi: Biden, in linea con i suoi predecessori Clinton, Bush e Obama, ha usato l'Ucraina come pedina strategica per provocare la Russia, attirarla in guerra e vincere definitivamente la Guerra fredda. Zelensky è stato illuso, gli è stato fatto credere che avrebbe potuto sconfiggere la Russia con il supporto della Nato (che non avrebbe mai messo un piede sul campo di battaglia).
E l'Europa? Travaglio accusa senza mezzi termini il quartetto Ursula-Macron-Scholz-Draghi (e poi Meloni) di aver abbandonato la diplomazia per seguire ciecamente l'agenda di Rimbambiden. E ora che la Nato è sparita dall'orizzonte, che la guerra è persa e che l'Ucraina è in ginocchio, prendersela con Zelensky è troppo facile.
Zelensky e l'Inganno dei Globalismi
Zelensky ha mandato al fronte centinaia di migliaia di ragazzi, molti dei quali non sono tornati o hanno subito danni irreparabili che potrebbero generare nuove tragedie sociali. Difenderlo da queste responsabilità sarebbe inconsapevole, ma bisogna anche riconoscere che è stato l'anello debole di una catena di interessi spietati. Usato per fare il male, sarà inevitabilmente tradito per salvare il fondoschiena di altri, portavoci di globalismi infami che, dietro la facciata dell'utopico desiderio di salvare il pianeta, hanno cercato di distruggerlo.
Djàvlon
ps.. qui di seguito l'editoriale originale: DIFENDIAMO ZELENSKY
l'editoriale di Marco Travaglio
23 febbraio 2025
"Comico scadente e dittatore senza elezioni", "Ha fatto sparire metà dei fondi". "Leviamogli la paghetta". "La guerra è colpa sua". "Ai negoziati non serve perché non sa trattare". "Si nutre dei cadaveri dei suoi soldati". "Esiliamolo in Francia". L'avevamo previsto dal primo giorno: il sostegno a Zelensky sarebbe finito allo scadere degli sporchi interessi Usa, poi sarebbe toccato a noi "pacifinti putiniani" difendere il presidente ucraino scaricato da tutti. Ora – basta leggere quel che dicono Trump, Musk&C. e non dicono più i nani europei – il momento è arrivato. Quindi lo diciamo papale papale: Zelensky non è il primo, ma l'ultimo colpevole di questa guerra insensata che non doveva iniziare e poteva finire due mesi dopo l'invasione russa a condizioni molto più vantaggiose per Kiev di quelle che subirà ora. Certo, non è un presidente democratico: è il leader di una delle democrature dell'Est Europa, dalla Russia all'Ungheria, che salvano l'apparenza con le elezioni, ma nella sostanza perpetuano oligarchie corrotte difficilmente scalabili e scalzabili. Ha messo fuorilegge gli 11 partiti di opposizione, ha imposto un solo canale tv governativo, s'è tenuto milizie nazionaliste e neonaziste, ha lasciato che i suoi Servizi praticassero il terrorismo anche contro gli alleati. S'è lasciato ricattare dagli squadroni della morte finanziati e armati dalla Nato, gli stessi che avevano trasformato Maidan 2014 in un golpe sanguinoso per piazzare l'oligarca corrotto Poroshenko al posto del presidente neutralista Yanukovic; e sotto le loro minacce e la spinta Usa-Uk ha tradito gli accordi di Minsk, negando al Donbass la tregua e l'autonomia. Fino a gennaio '22, quando Macron e Scholz tentarono invano di strappargli il sì a Minsk e il no alla Nato per scongiurare l'invasione.
Ma fece tutto ciò perché Biden, in linea con Clinton, Bush e Obama, aveva scelto Kiev come testa d'ariete per provocare la Russia, attirarla in guerra, batterla, smembrarla e stravincere la Guerra fredda. Biden lo illuse sulla Nato e sulla vittoria militare (senza le truppe) contro la prima potenza nucleare. E l'Ue, prima ostile a quel folle piano, iniziò a pendere dalle labbra di Rimbambiden grazie al quartetto Ursula-Macron-Scholz-Draghi (e poi Meloni). Che non mosse un dito quando Johnson sabotò i negoziati di Istanbul a un passo dalla firma, convincendo Zelensky che la scelta migliore fosse "combattere fino alla vittoria". E quando lui vietò per decreto i negoziati. Ora che la guerra è persa e la Nato è sparita dall'orizzonte, prendersela con l'anello più debole è troppo comodo e vile. La vergogna di questa tragedia annunciata ricade su chi ha illuso e ingannato Kiev a suon di menzogne. Non sul poveretto che se le è bevute tutte.