Zuckerberg dice aver ricevuto pressioni per bloccare post sul Covid-19

06.09.2024
Toto: David Paul Morris/Bloomberg via Getty Images
Toto: David Paul Morris/Bloomberg via Getty Images

Mark Zuckerberg dice di aver ricevuto pressioni dalla Casa Bianca per bloccare alcuni post su Covid-19

Il caso è di pochi giorni fa , ma la stampa ne ha parlato poco o niente.

L'ad di Meta ha dichiarato che la presidenza degli Stati Uniti ha richiesto interventi sui contenuti pubblicati sul social, cioè nasconderli o modificarli e di cui ora, LUI si rammarica.

Con questa sua uscita il Co di Meta è andato completamente fuori dalla narrativa, rompendo con il sentimento dominante nella Sylicon Valley. 

Ma pur con questo annuncio eclatante pochi o nessun mezzo di informazione ne ha parlato, come l'argomento meritava. 

Ad esempio a Radio Radio il collega Fabio Duranti domanda questo a Marcello Foa (Marcello Luigi Foa è un giornalista, dirigente d'azienda e scrittore italiano. Dal 26 settembre 2018 al 16 luglio 2021 è stato presidente della Rai): "Cosa significa questo gigante buco nero informativo?" E Foa gli risponde "Tutto questo conferma purtroppo il fatto che la stampa, anche quella autorevole, non è oggettiva. E' una stampa che accompagna una narrazione, poi però pretendono di essere presi sul serio e di asserire che solo le cose che dicono loro sono vere". I valori di un sano giornalismo dovrebbero infatti prescindere dalle etichette di partito che si hanno o che ci si affibbia da soli: "Si può essere Dem o Repubblicani, ma esprimere critiche verso gli stessi, oppure cavalcare notizie oggettivamente colossali come questa". 

Mark Zuckerberg patron di Meta ha sostanzialmente confessato di aver ricevuto pressioni da parte dell'attuale amministrazione americana perché censurasse profili e commenti non graditi a quella linea politica

In Italia, la notizia è stata snobbata e occupata, come al solito da casi di cronaca nera.

Leggete cosa ha scritto Wired, una delle poche testate che ne ha parlato:

È una pesante rivelazione quella fatta da Mark Zuckerberg. L'ad di Meta ha dichiarato di essersi pentito di aver ceduto alle pressioni che gli sono state fatte dal governo statunitense per censurare alcuni contenuti sul Covid-19 su Facebook e Instagram durante la pandemia. "Nel 2021, alti funzionari dell'amministrazione Biden, compresa la Casa Bianca, hanno ripetutamente sollecitato i nostri team per mesi affinché censurassero alcuni contenuti sul Covid-19, tra cui l'umorismo e la satira, e hanno espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non eravamo d'accordo", ha scritto Zuckerberg in una lettera inviata ieri a Jim Jordan, capo della commissione giudiziaria della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. "Credo che le pressioni del governo fossero sbagliate e mi rammarico che non siamo stati più espliciti al riguardo. Penso anche che abbiamo fatto delle scelte che, con il senno di poi e con le nuove informazioni, oggi non faremmo", ha aggiunto.

Nel corso della pandemia

Durante la pandemia Meta ha adottato una politica "speciale" nei confronti dei contenuti che diffondevano notizie false sul Covid-19 e sui vaccini. Eppure, nel corso della sua campagna elettorale del 2020, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha accusato le piattaforme di social media come Facebook di "uccidere le persone", consentendo la pubblicazione di fake news sui vaccini contro il virus.

A distanza di anni Zuckerberg ammette di essersi pentito di aver lasciato che la Casa Bianca influenzasse così tanto le sue decisioni riguardo la gestione delle piattaforme. "Come ho detto ai nostri team all'epoca, sono fermamente convinto che non dovremmo compromettere i nostri standard di contenuto a causa delle pressioni esercitate da qualsiasi amministrazione in entrambe le direzioni. E siamo pronti a reagire se qualcosa di simile dovesse accadere di nuovo", precisa l'ad di Meta nella sua lettera.

C'è un altro episodio

Ma la questione sembra non riguardare soltanto i contenuti relativi al Covid-19. Secondo quanto riportato dal The Guardian, di recente Facebook ha "temporaneamente ridimensionato" la storia sul contenuto del computer portatile di Hunter Biden, il figlio del presidente, dopo aver ricevuto un avvertimento dell'Fbi secondo cui la Russia stava preparando una campagna di disinformazione contro i Biden. A quanto pare, come riferito da Zuckerberg, la storia non aveva nulla a che vedere con la diffusione di fake news sulla famiglia del presidente, tanto da convincerlo ad ammettere che "a posteriori, non avremmo dovuto declassare la storia".

Allora cari amici di U Riggitanu, cosa facciamo mettiamo la testa sotto terra come gli struzzi o la smettiamo di aggredire, no vax, pacifisti o persone come noi, che ammettono una CENSURA inammissibile, che espongono tesi avvalorate da simili dichiarazioni. 

Alla fine litighiamo tra noi? Ma siamo quasi tutti mal informati da giornalai (come dice un amico a Scilla), cioè da persone senza obiettività ed etica. 

Le ammissioni di Mark Zuckerberg (ancora che in forma chiara, con relative scuse), devono farci pensare.

Pandemia, gravità sul Covid, guerre in Ucraina colpa di uno o dell'altro, medio Oriente, gaza, Israele, elezioni Usa, elezioni Brasile, Colombia. Vaiolo delle scimmie, dei pipistrelli o degli asinelli, terrorismo, le scie chimiche non esistono, tutto falso? Perché censurare le voci discordanti? Perché censurare? Perché?

In ogni caso quando i nostri media chiamati di GRANDI MEDIA si soffermano su un omicidio, scatenando il putiferio, poi, con uno scandalo amoroso di un ministro, cosa vogliono coprire? Altre possibili notizie, come quella del capo di Meta Platforms, Inc., (impresa statunitense attiva nel settore della tecnologia con sede a Menlo Park. Controlla i servizi di rete sociale Facebook e Instagram, i servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger e sviluppa i visori di realtà virtuale Oculus Rift), che ammette di aver ceduto alla censura a mando di Biden e Kamala e dei loro amici.

Ditecelo voi sul nostro Facebook, di proprietà di Mark Zuckerberg, sperando di non essere censurati.

Djàvlon